Le iscrizioni funerarie costituiscono circa il 70% di tutta l'epigrafia greca e romana. Molte riportano poco più che il semplice nome del defunto (vedi iscrizione 3). Tuttavia in epoca romana era comune l'aggiunta di altri dettagli, come l'età, informazioni sulla vita, parole di lutto o di lode e il nome di chi dedicava la lapide. I testi sono caratterizzati da un formulario e appaiono ripetitivi, ma la particolare scelta di inserire alcune informazioni consente di far trapelare il dolore personale (per esempio l'età esatta di Tyche in iscrizione 20).
Le iscrizioni individuano il luogo della sepoltura. Durante la prima età imperiale era comune la cremazione, ma l'inumazione divenne la norma dal III sec. d.C. Le lastre iscritte erano fissate alle pareti delle tombe. Camere funerarie più grandi, dette columbaria, con molteplici nicchie per sepolture (fig.n.1), furono costruite per famiglie e "confraternite" (collegia). Le ceneri erano collocate nelle nicchie con sotto le iscrizioni, come si vede nella ricostruzione, ma erano usate anche delle urne iscritte (iscrizioni 4 e 17). Per le inumazioni venivano usate nicchie più grandi, tombe scavate nel terreno, o sarcofagi in pietra (esempi nel cortile, fig. nn. 2 e 3).