Il frammento principale fu rinvenuto nel 1741 nell'area del Duomo e dato da Giuseppe Paternò a Ignazio Paternò Castello, principe di Biscari, poco dopo. Il frammento più piccolo è attestato nel 1769.
Probabilmente la metà del testo sulla sinistra è andata perduta; se l'integrazione dei nomi degli imperatori nella prima linea è corretta, si otterrebbe anche la datazione. Tracce sul retro suggeriscono che la pietra sia completa in basso a destra, tuttavia il testo potrebbe continuare in una seconda iscrizione più in basso. Tre altri frammenti di una iscrizione molto simile (forse persino parte dello stesso testo) ci sono pervenuti (uno fu trovato in via Dusmet nel 1958), ma la correlazione tra i diversi frammenti rimane ancora incerta. La traduzione di un testo frammentario è difficile, ma in questo caso il senso generale appare chiaro.
Iulio Paterno fu nominato dagli imperatori curator operis (sovrintendente delle opere pubbliche) per Catania. Questa lettera riporta i suoi sforzi per completare le opere e per risolvere una crisi sul finanziamento. Le opere potevano essere relative al porto (portus, in linea 2 o porticus (?); uno dei frammenti simili descrive lavori portuali). I senatori di Catania rifiutarono di pagare la loro parte e il lavoro venne completato da Paterno con fondi imperiali. Il procuratore imperiale (di nome Seius (?), il funzionario finanziario dell'isola) cercò poi di mettere in atto disposizioni per garantire che la città rimborsasse Paterno per il lavoro. Questa proposta fu osteggiata dai duumviri della città e da un piccolo gruppo di senatori (che agiscono "irriverentemente" verso il procuratore). Paterno intervenne ulteriormente per risolvere la controversia. La pubblicazione della lettera, probabilmente affissa presso il cantiere di costruzione, serviva a confermare quella risoluzione e a rendere pubbliche le azioni di Paterno.